Brown, Tharp e Wilson nella post-modern dance
Il contesto del panorama post-moderno dello stile modern dance sviluppatosi dapprima in America con Graham e subito dopo in Europa con una infinita lista di coreografi e danzatori, vede anch’esso una schiera abbastanza ampia sia di seguaci che di grandi nomi.
Tra i vari rammentiamo gli operati di Trisha Brown, Twyla Tharp e di Bob Wilson: tre elementi per tre approcci differenti all’interno della medesima fazione artistica: la danza post-moderna.
Ricapitolando, nel nuovo concetto della danza post-moderna si inserisce dapprima Trisha Brown (classe 1936) con la sua accurata ricerca sulle leggi della gravità; l’artista crea veri e propri scenari tridimensionali nei quali immergersi che vengono estrapolati non solo dal sito teatrale, ma persino da set all’aperto, facendo letteralmente arrampicare, fluttuare o danzare i ballerini su pareti verticali o sui tetti urbani.
Come per tutto il periodo del modern e soprattutto in quello qui descritto del post-modern, anche nella danza creata da Brown, si verificano elementi analoghi di gesto incontrollato e pura improvvisazione.
Nel 41’ nasce Twyla Tharp, la quale in questo periodo riesce a creare un tipo di coreografia costruita su scatti ed elementi acrobatici, pertanto uno stile ricercato accademico che però include caratteristiche circensi, sportive ed altre provenienti direttamente dalla music-hall.
Questo stile piuttosto “strano” per il periodo storico nel quale è immerso, viene anzitutto molto apprezzato dal pubblico poiché molto impattante e spettacolare, in un secondo momento perché lo stile riesce inoltre a sottolineare le qualità artistiche di danzatori del calibro di Baryshnikov, Maximova, Vassiliev e molti altri ancora, tutti insieme regalati a pacchetto da istituzioni come il teatro Bolshoi di Mosca e il Krov a San Pietroburgo.
Tra tutte queste eccellenze è oltremodo doveroso ricordare anche uno dei performers più conosciuti e osannati della storia, che poi dal 1983 viene addetto alla direzione dell’Opera di Parigi creando qui una completa rivisitazione dei maggiori lavori dell’epoca Romantica, ovviamente stiamo parlando del leggendario: Nureyev.
Sempre nel 1941 nasce Bob Wilson, il quale durante la decade degli anni 70’ costruisce, tramite una prospettiva influenzata dalle arti visive, pertanto quasi astratta e per nulla narrativa, un nuovissimo metodo di coinvolgimento dello spettatore, immergendolo dunque in una realtà percettibile rallentata, costituita da movimenti ampi, rallentati, morbidi, tanto da sembrare quasi ipnotici e tanto da dilatare lo spazio ed il tempo.
Una realtà che delinea al massimo la qualità della tecnica e del movimento, da un punto di vista alterato, lento ma allo stesso tempo adrenalinico.
Poiché come ben sappiamo, quando un pericolo è prossimo o quando siamo molto concentrati, quasi in maniera istintiva, il tempo si dilata, si rallenta alla sua massima estensione soggettiva, mentre noi siamo pervasi dall’adrenalina: questa è la sensazione alla quale questo coreografo, desidera trasportare il suo pubblico.
La estensione di questi movimenti alterati, e la quasi eliminazione degli intervalli d’azione, nonché la loro consecutiva contrazione, riescono così a sconvolgere i normali tempi della rappresentazione danzata.