Metodo Whitehouse e Metodo Duplan nella danza curativa
Sia in ambito fisico grazie all’operato di artisti come Maria Fux, così anche in quello psicanalitico (con metodologie correlate maggiormente alla parola), si sono fatti strada nuovi approcci di natura mista legati al lavoro della lungimirante e innovativa psicoterapeuta californiana Mary Whitehouse: colei che sviluppò attraverso l’esperienza e lo studio dettagliato del movimento danzato, il famoso concetto di “movimento autentico”.
Quest’ultimo è da concepire come un tipo di movimento anch’esso basato sulla spontaneità e non sulla coreografia studiata in maniera preventiva.
Così come nel metodo Fux, anche questo legato all’improvvisazione completamente naturale dei soggetti partecipanti, tramite l’esplorazione diretta di contenuti invisibili e inconsci e pertanto nascosti (o sepolti), presenti nella struttura interna della persona, che possono infine però essere riscoperti lavorando liberamente sull’improvvisazione del ballo.
Di indottrinamento riferito allo psichiatra e psicanalista svizzero Carl Gustav Jung, Mary Whitehouse cerca grazie ai suoi studi di carpire la psicologia del profondo, secondo la quale questo cosiddetto movimento autentico, ha origine proprio dall’immaginazione attiva junghiana.
Un’area nella quale l’inconscio tende ad aprirsi, dando il giusto sfogo e spazio all’immaginazione, alla fantasia , pur mantenendo allo stesso tempo attivo, un punto di vista veritiero dell’inconscio; un ponte emozionale caratterizzato dall’incontro tra mente e corpo.
Un altro tipo di studio, divenuto poi applicazione nell’ambito della danza curativa, è caratterizzato sicuramente dal metodo haitiano di Herns Duplan, tale “Expressive Primitive”.
Un tipo di danza espressiva spesso caratterizzata da forme di gruppo, coadiuvate da altre forme di simbolismo e forme rituali, ricordando proprio le antiche e primitive rappresentazioni di danze tribali.
Dentro a questo metodo legato principalmente al primordiale pertanto alle origini e al materno, vengono dunque sfruttati i ritmi dei tamburi e altrettante forme di canti e di cori che si ripetono sempre nel contesto di gruppo, proprio come accadeva un tempo nelle forme di canto celebrativo nel contesto delle antiche tribù africane.
Queste tribù, utilizzando principalmente i suoni degli strumenti a percussione rudimentali, evocavano il battito cardiaco, sintonizzando e aumentando il rapporto tra Mondo tangibile ed immateriale, tra corpo e spirito.
Per lo più utilizzati per celebrare Santi o divinità, ancora oggi queste forme artistico/religiose vengono svolte in molti Paesi del Mondo, nonché all’interno della stessa metodologia di Duplan, il quale suggerisce come il suo stesso metodo si interfacci tra situazione interna e ed esterna della persona.
Come egli stesso afferma, il metodo Duplan consiste in una configurazione antropologia che racchiuda tecnicamente tutta l’intera struttura della persona analizzata, nella sua globalità.
Il tutto condito proprio da quel richiamo generato da movimenti allacciati a loro volta, ad antichi riti composti da danze e movimenti, presenti tutt’oggi in molte culture del Globo.
I simboli aiutano da sempre sia gli psicanalisti che gli sciamani, considerati entrambi figure accomunabili all’analisi introspettiva delle persone.
Il tutto però in contesti apparentemente differenti, entrambi appartenenti a metodi curativi, che lavorando attraverso l’utilizzo libero di parole, gesti e movimenti complessi, offrendo infine la possibilità di liberare alcune delle pulsioni più nascoste e primitive del nostro io interiore, unendole ad una riorganizzazione mentale diretta.